lunedì 2 dicembre 2013

Scoprire il vero sapore dei caraibi, vela, trekking e relax

Le isole dei Caraibi sono un universo di mare solcato dalla storia, un mondo di oceano e quiete, dove il turismo e gli abitanti locali, nè ricchi, nè poveri, nè aperti nè chiusi, nè pigri nè industriosi, hanno trovato un buon equilibrio tra sviluppo e ritmo isolano. Gente che non corre verso il progresso, che si accontenta di poco e si gode la vita, sorride sia che tu approdi sulla loro isola oppure no, che tu beva un punch nel loro cafè o in quello accanto. Vale la pena di esplorarlo a fondo l’universo Caribe, dalle isole più piccole e sperdute, a quelle più grandi ed organizzate. Bulbo Matto è pronto a ripartire da gennaio ed il suo Capitano Fulvio Croce instancabile organizzatore mette a punto i dettagli per accogliere i patiti di mare e vela, quest'anno collaborato dal marinaio Giuseppe detto Niki. Sul nostro sito www.archeosailing.com i periodi e gli itinerari disponibili (10gg/11 notti) con imbarco alla cabina e le condizioni per far parte dell’ equipaggio. Questo in larga massima l’itinerario della stagione 2014: siete pronti a partire? ALLA SCOPERTA DEI VERI CARAIBI: VELA E TREKKING CON BULBO MATTO. Dalle piccole Antille dell’estremo sud, Trinidad e Tobago, rotta verso nord, Grenada, la città con il porto principale, la S. Francisco dei Caraibi, e le Grenadine di St. Vincent, ben più selvagge non si possono scoprire in meno di una settimana. Ci sono molte cose da non perdere: due giorni di snorkeling ai Tobago Cayos, atolli e lagune coralline di fronte a Union ed alla piccola Bequia, isoletta ben organizzata e molto amata dagli inglesi, dove sopravvive una comunità di pescatori di balene. Hanno il permesso di catturarne ancora una all’ anno. La minuscola Carriacou, oasi di pace per naviganti, e altri atolli solo per vip. Poi i grandi territori francesi di Guadalupa e Martinica, con soste a St. Lucia sotto i suoi incredibili Pitons, vulcani spenti ammantati da foresta, e Dominica, paradiso del trekking tra cascate e vegetazione tropicale da scoprire a piedi. Si prosegue a inizio marzo verso St. Martin, con eventuale partecipazione alla Heineken Sailing Regatta, con stop ad Antigua, Barbuda, poi a metà marzo le BVI, basse, brulle e coralline, con baie da sogno, approdi dolci e riparati. Le isole sono popolate da resort eleganti, bar e ristorantini sulle spiagge, piccole marine dove fare cambusa. Da non perdere, bagni e immersioni ai Baths, ai Gorda Sounds, ed almeno due giorni nella più remota Anegada o a Josh Van Dike, dove si incontrano europei o americani, il popolo dei naviganti, che hanno lasciato le affollate capitali per godersi questi paradisi naturali. Dai 15 marzo a fine marzo si naviga verso Santiago de Cuba, con stop a Portorico e Dominican Republic, sino al 15 aprile navigazione costa sud di Cuba, fine aprile - 20 maggio, costa sud di Cuba e infine traversata verso Panama. Le rotte a vela sono dettate dall’ aliseo, costante, fresco, che accompagna le barche e riempie le vele con un gran lasco rassicurante. Meno tranquille le tratte di oceano aperto nei canali tra le isole, dove forti raffiche e sporadiche bufere possono metterti a dura prova… Ma si sa è questa la vita dei marinai! Nel complesso, navigare tra le piccole Antille e viverle senza fretta è un vero godimento. I Caraibi non vuol dire solo carnevale per turisti, al contrario i "must" sono i tramonti e le fregate in volo, i mercatini della frutta sulle barche, i barbecue del venerdì sera con la musica degli steel drums ed i canti gospel della domenica. E la gente creola, semplice e cordiale da secoli abituata a invasioni una volta tutt'altro che pacifiche. In fondo noi velisti europei, siamo solo l’ ultima ondata, ma questa volta in cerca di pace e natura, e di una vita dai ritmi più umani … le grandi Antille, Porto Rico, Repubblica Dominicana e Cuba saranno una scoperta tutta nuova, con lunghe navigazioni tra i cayos, trekking a terra nei parchi e sui vulcani e la visita alle capitali coloniali di epoca spagnola. Allora, buon vento e buon viaggio! Ma prima: BUON NATALE E FELICE ANNO NUOVO!!

giovedì 3 ottobre 2013

2014 arriviamo! guardate che programma ...

Bulbo Matto: arriviamo! Il periodo di riposo è a metà strada, ma la programmazione è definita e l’entusiasmo già cresce! Questo il progetto per il 2014: - ritorno a Trinidad il 10 gennaio, varo e messa a punto della barca - rotta verso Grenada e le piccole Antille dal 15/1, primo periodo di relax alle Grenadine - partecipazione alla Grenada Sailing Week dal 30/1 al 4/2 - rotta nord dal 5/2 toccando St. Vincent, St. Lucia, Martinica, Dominica, Guadalupa, Antigua, St. Martin, con escursioni di Vela Trekking, diving e quant’altro.. - partecipazione alla Heineken Regatta a St. Martin dal 7 al 9 marzo - rotta ovest dal 10/3 verso Saba, BVI, USVI, Portorico, Repubblica Dominicana, Cuba - periodo di relax tra i Cayos di Cuba, dal 1/4 al 20/5 circa - traversata sud dal 21/5 da Cuba a Panama, con soste alle Cayman e alle isole di Providencia e San Andreas - dal 30/5 alaggio e messa a riposo di Bulbo Matto a Shelter Bay Marina, Panama, fino a gennaio 2015 In vista quindi un semestre di grande vela, escursioni, relax e un po’ di agonismo. Un semestre di natura, mare e cultura Caraibica, in un clima tropicale, ventilato, sempre piacevole e rilassante. Una vita semplice, in amicizia e con incontri interessanti con i locali e con gli altri navigatori, in stretto contatto con i luoghi e le persone di queste splendide isole. Caraibi: arriviamo! Durante questo semestre si propongono vari tipi di vacanza, modulabili secondo la richiesta del gruppo, ed i limiti temporali e geografici sopra indicati: 1) Tutto mare, vela e relax Periodi su misura, tipicamente di 11 gg/10 notti, di vela, mare, relax, turismo, diving ed escursioni, secondo il gusto e le esigenze di ciascun gruppo 2) Vela trekking Periodi di 11 gg/10 notti, con maggiore attenzione agli itinerari di trekking all’interno delle isole, alla foresta pluviale, alla lussureggiante natura che le caratterizza, ai parchi e alle riserve 3) Mare e agonismo Periodi di 11 gg/10 notti che comprendono una delle due regate internazionali in programma, eventi di rilievo, ma caratterizzati da uno spirito agonistico non estremo, e adatti a chiunque abbia almeno una minima dimestichezza con la vela e con le competizioni. Il tipo di partecipazione e la categoria d’iscrizione sarà deciso dallo skipper a suo insindacabile giudizio, secondi il livello di competenza dell’equipaggio 4) Traversate e navigazioni Periodi che includono traversate più o meno impegnative e faticose, come quella da Cuba a Panama, adatte a chi vuole cimentarsi con traversate oceaniche vere e proprie, anche in notturna, con carico di turni al timone e alla cucina, con l’esigenza di prevedere flessibilità particolari nelle date, in modo da tenere conto della variabilità del meteo e delle condizioni del mare.

martedì 9 luglio 2013

Bulbo Matto a riposo a Trinidad

< Anche Bulbo Matto si merita un giusto periodo di riposo. La nostra valente imbarcazione ci ha portato in sicurezza e senza problemi significativi per oltre 6000 miglia negli ultimi 10 mesi, da Palermo fino a Trinidad, toccando la bellezza di oltre 45 isole abitate. Adesso è lì, fuori dalla zona pericolosa degli uragani estivi, in un bel cantiere insieme a centinaia di altre brche, sotto una copertura che la protegge dal sole e dalla pioggia dei tropici, addirittura con l’aria condizionata dentro onde evitare che la plastica si arrostisca e l’umidità crei muffa in ogni dove. L'organizzazione è impeccabile, non proprio economica (diciamo a prezzi da nord Italia) ma pensano a tutto: controlli settimanali, service al motore, lavori di ogni tipo, grande professionalità.Certo che mi sento un pò orfano della mia amata, ma infine so che esiste altro nella vita, e che un stacco fa bene a tutti.Intanto quest’anno di vela e di novità emozionanti si sedimenta dentro di noi. L’oceano, gli spazi ed i tempi dilatati a dismisura, i tropici, la natura ci hanno arricchito e ci rimangono dentro. Una foto, un meteo, un qualsiasi collegamento fà scattare il ricordo, rivivere la dolcezza di un ancoraggio, di un tramonto, di una traversata esilarante. E poi si comincia a pensare all’anno venturo. Da gennaio a maggio saremo di nuovo in quel mondo sereno, caldo, morbido. Isola dopo isola, approdi noti e nuovi, bagni, immersioni, passeggiate, esplorazioni. Amici vecchi e nuovi, relax, vela e ancora natura rigogliosa e il piacere di mostrarla a chi ci raggiungerà per condividerla con noi. Il programma è già ben chiaro: da sud verso nord, da Grenada a St. Vincent, verso St. Lucia, Martinica, Dominica, Guadalupa, Antigua, St. Barth e St. Martin, fino a quel paradiso delle British Virgin Islands. Magari qualche regata, questa volta. Poi a maggio, nel periodo migliore, l’oceano di ritorno: traversata per Bermuda e Azzorre. A giugno e luglio, nel pieno della stagione, si girano le Azzorre con calma. Ad agosto, col meteo più favorevole, si rientra verso il Portogallo ed il mediterraneo. O forse no! Magari si torna a sud, Marocco, Canarie e a Capo Verde che non conosciamo affatto e meritano tempo e attenzione. Ma questo si vedrà più avanti.

mercoledì 12 giugno 2013

inverno prossimo, ancora caraibi

Casa dolce casa.. o no?.. Cari amici, sono orfano di Bulbo Matto! Aiuto! Scherzi a parte, non si può sempre navigare e c'è altro nella vita.. o no? Ok, è vero, sono un pò confuso, ma sta di fatto che la barca è a Trinidad, in secca e ben guardata e protetta, ed io sarò più o meno nei dintorni fino a Capodanno. Quasi 50 isole in meno di un anno, 6000 miglia, tanti bordi e tanti amici a bordo. Un lavoro difficile chiuso ed una pensione conquistata. Un bilancio esaltante, non c'è che dire. E piano piano si comincia a pensare al futuro. La prossima stagione sarà ancora ai Caraibi, a rivedere i posti più belli e a scovarne di nuovi. Ad offrirli ad amici vecchi e nuovi, a godere ancora di questi mari generosi. Adesso ho piena contezza di luoghi e condizioni, dei posti migliori (tanti) quelli da evitare (molto pochi). Posso suggerire itinerari e periodi secondo le preferenze personali. Vorrei fare più trekking e immersioni, e avere ancora meno tempi e date da rispettare, se possibile. I Caraibi sono tanti, tutte variazioni sul tema, isola per isola, da quelle più verdi e rigogliose a quelle con più spiagge o con i fondali più interessanti, da quelle più naturalistiche a quelle più mondane. Spero di avere tanti ospiti a farmi compagnia, da guidare alla scoperta di questo mondo di natura speciale ma anche di storia recente ma particolare.

martedì 21 maggio 2013

tornando a casa

Aeroporto di Trinidad, si torna a casa. È terminata la prima stagione di Bulbo Matto ai Caraibi. La barca in secca, sistemata per la lunga sosta, ci rivedrà nel gennaio 2014 per altre navigazioni, baie nuove o da rivedere, altri amici, passeggiate, immersioni. È stato un anno esaltante, 6000 miglia di vela in mari mai da noi solcati, in un oceano e tra isole tutte da conoscere, clima, culture, fauna, flora mai visti prima. Tanti amici a bordo, tanti altri conosciuti in altre barche o a terra. Navigatori veri, avventurieri, vacanzieri, fuggitivi, pensionati, alternativi, o ricchi possidenti: abbiamo incontrato di tutto tra queste splendide isole. Da ognuno una storia, un'esperienza, un prezioso consiglio, a volta un esempio di vita, altre qualcosa da evitare. Certo è che adesso ci si può sentire a buon ragione alla pari con (quasi) tutti i marinai incontrati o di cui si è letto in una vita di vela, di mare e di sogni. Quest'anno un grande sogno è stato realizzato, dalla preparazione della barca all'esplorazione di isole e baie, dalla traversata atlantica all'ascensione di vulcani caraibici. Le ultime settimane sono state di belle veleggiate abbastanza tranquille da Guadalupa verso sud: Dominica, Martinica, St. Lucia, St. Vincent, le Grenadine fino a Trinidad, ma le ultime 80 miglia da Grenada hanno avuto ancora una volta il sapore dell'avventura: partenza all'alba, mare aperto, vento sostenuto, correnti impetuose e confuse all'imbocco delle Bocas del Dragon al tramonto, all'angolo N-O di Trinidad. Siamo stanchi adesso di tanto mare e tanto veleggiare, ma soddisfatti. Ci sarà tempo per pensare alla prossima stagione e al futuro di Bulbo Matto.

venerdì 3 maggio 2013

Josh Van Dyke e l' aquila di mare

il biglietto da visita di Josh Van Dyke, l' isola delll' olandese volante il mitico pirata dei Caraibi, sono i due atolli candidi di Sandy Spit e Sandy Island, dove ci fermeremo sulla rotta di andata da Guana ed al ritorno. Purtroppo la pace è turbata da grossi catamarani e motoscafoni carichi di vacanzieri che arrivano all' impazzata dalle vicine US Virgin, st John e st Thomas, che la sera si accendono di eccessive luci, neanche fossero alberi di natale! Il bagno a Spit non ci sorprende, la corrente è troppo forte e ne abbiamo visti già di bei fondali, così il pomeriggio andiamo in rada e scendiamo al pontile di great Harbour di JVD,l' isola cara ai Pirati. Scendiamo a terra, l'approccio è di un luogo poco ospitale, minimale, vagamente turistico. Ci sono però fantastiche amache lungo la spiaggia a disposizione. Camminiamo ramenghi, facciamo un pò di spesa e come sempre, ci mettiamo alcune ore per rilassarci davvero, goderci il poco che l' isola offre, che è la sua ricchezza. Ci vuole tempo per entrare nella bellezza selvatica dell' isola. Il mitico bar Foxy, alla punta ovest dell' approdo, è molto caraibico, uno "state of mind", il tetto è ricoeprto di bigliettini e magliette di gente di mare di passaggio. La sera non manchiamo il mitico barbecue di pollo, pesce ed un ben di Dio che gli americani in charter si godono al ritmo deludente della country music. Ci sembra piu autentico il Corsair, dove finiamo la serata con rhum e chiacchere. L' indomani ci aspetta la messa con i canti gospel e la giornata alla white bay, spettacolare con le due anse bianche bordate da palme. Uno scempio lo fanno i motoscafi e le barche che ficcano le ancore direttamente nella sabbia, ed il volume degli stereo, mentre a terra impazza il caraoke. Un mezzo casino per noi velisti integrali, torniamo così nella nostra pace perfetta di bordo. Ancora un giorno per visitare l' ultimo atollo, quello di proprietà di Rockfeller, che per fortuna lo ha donato al BVI Trust che ne ha fatto un parco protetto. L' isolotto si gira a piedi in circa mezz'ora, la vegetazione è stupenda, la costa sale alta e lavica, il mare è di una limpidezza speciale, sul versante aperto di est tentiamo uno snorkeling nella corrente, sotto di noi immense gorgonie viola e verdi si agitano come danzando nel blu. Non ci sembra di vedere molto pesce, cosi io e Cristina torniamo verso terra quando in poco meno di un metro d' acqua restiamo di sasso, respiro e muscoli contratti: ci nuota davanti una grossa aquila di mare maculata con il muso di delfino ed una ( pericolosa di certo) lunghissima coda affilata, sotto le ali aperte nuotano in simbiosi remore e piccoli pesci cane, ci gira intorno e dispiega le ali bianche all' intero, mostrandosi maestosa... che emozione! Inutile chiamare i compagni di snorkeling che si sono allontanati in mezzo alle onde. Quest' incontro inatteso ed indimenticabile rimarrà solo per noi. Questo è il mare vero.

lunedì 22 aprile 2013

Ripensando ad Anegada

E' quando si torna a calrsi nella routine che tornano in mente i momenti più belli. Come lo spettacolo della laguna di Anegada, l'isola corallina per eccellenza, la più a est delle BVI. Si potrebbe definire l' isola che non c'è, tanto è bassa e non si vede terra approcciandosi alla barriera di corallo quasi impenetrabile che la circonda. Il fatto è che siamo rimasti abbacinati dal turchese talmente riflettente ed esteso che non riuscivamo a vedere altro.. e poi l' attenzione era tutta a quei fondali insidiosi, alle teste di corallo da intuire a vista...perfino il bagno non era rilassante. Ma il colpo d' occhio, lo abbiamo capito bene solo dopo aver trovato il canale d' ingresso e l'ormeggio sicuro davanti a Settle Point, era di una bellezza indicibile. Scendiamo a terra per percepire l' isola sotto i nostri piedi. E a piedi, sotto il sole cocente iniziamo a camminare verso le saline al centro di Anegada, in mezzo ad una steppa erbacea che non nasconde le barche semidistrutte arenate sugli scogli! Con un passaggio in auto arriviamo a Lollybay, stupenda, il reef molto colorato e la spiaggia deserta piena di conchiglie e gorgonie secche al sole. M a la corrente è spaventosa, cominciamo a capire che quest' isola è più dura di quanto dicano le guide, ecco perchè è quasi deserta, abitata solo da 300 persone, gente tranquilla con piccoli business nel turismo, gente di poche parole. L' indomani a Pomato beach scendiamo a terra convinti di poter sfidare la corrente e arrivare a nuoto al reef, ma in realtà riusciamo solo a camminare a piedi oltre alcuni boungalow che la furia del mare ha semidistrutto. La spiaggia non finisce mai, ci rendiamo conto che forse si arriva a fare tutto il giro dell' isola, gli uccelli bianchi volteggiano da padroni, i pellicani e le fregate pescano e le razze saltano fuori dall' acqua! Che spettacolo! La sera torniamo a terra per il tramonto e per una cena di aragoste alla griglia al Pomato beach restaurant. Saranno le migliori fin ora trovate in tutti i caraibi. Luna, stelle e ottimo vino sudamericano ci hanno riempito gli occhi ed cuore. Anegada è un fuori dal mondo per pochi intenditori e qualche barca di navigatori volenterosi. Un mare insidioso eppure unico, che ci è rimasto nel cuore. (M.L.C)

bolina da veri marinai in vista di St Kitts e Navis

A 15 miglia da Saba c'è St. Eustatia o Statia, com'è meglio denominata nella zona, che ci offre più riparo e una notte tranquilla a noi stanchi navigatori. Altro ex vulcano, ma meno aspro e selvaggio, con le tipiche pendici a cono di un verde lussureggiante, ed un cratere che dicono bellissimo, come fatto col compasso, tutto foresta pluviale. Ci sarebbe poi un forte restaurato ed una cittadina da visitare, ma il tempo è ancora perturbato, grigio, piove e vento a raffiche e le miglia da fare troppe. Dovremo tornare un'altra volta anche qui. Per fortuna ancora poche miglia fino all'isola dopo, St. Kitts (St. Christopher), altro vulcano spento, ma con parecchie baie ridossate che promettono bagni stupendi, se il tempo fosse invitante.. Ma non lo è, la navigazione è sempre di bolina, raffiche e scrosci di pioggia, arriviamo all'ancoraggio attraverso (letteralmente) un muro nero d'acqua, una cascata spaventevole che per fortuna dura pochi minuti, come di consueto. Poi però la notte passa tranquilla, di tutto riposo. L'indomani il vento ha girato fortunatamente a N-E, cioè ci viene al traverso e non più di bolina nella nostra rotta verso S-E e la cosa ovviamente rende la nostra seconda metà di navigazione sulla rotta dei vulcani molto più veloce e confortevole e meno bagnata. Partiamo presto, col programma di fare almeno metà delle miglia restanti (75), e fermarci a Monserrat, 5° e ultimo vulcano della nostra rotta dalle BVI a Guadalupa e l'unico attivo, o di arrivare in giornata a Deshaies, primo approdo utile a nord dell'isola francese, se le condizioni lo consentiranno. Immadiatamente fuori dall'ancoraggio notturno, a sole 2 miglia da St. Kitts, ci appare Nevis, altro vulcano di sagoma tradizionale, stupendo, forestato quasi fin sulla cima, anch'esso con un villaggio sulla costa O, la più ridossate. Lo guardiamo scorrere alla nostra sinistra, senza poterci fermare neanche qui, ma ripromettendoci di tornare. Ogni isola infatti vorrebbe una sosta di almeno 4 notti: si arriva tipicamente il pomeriggio prima del tramonto, si visitano le baie più belle e l'interno in 2 giorni minimo, si riparte la mattina del quarto giorno per la metà successiva. Di meno avrebbe il sapore delle crociere di massa, quegli insulsi villaggi turistici galleggianti (abusi edilizi veri e propri) che fermano poche ore nei vari "shopping centers" appositamente predisposti, e ripartono senza svelare assolutamente nulla del posto, della coltura del sapore dello spirito del luogo. A 30 miglia da Nevis, Montserrat, devastata e quasi abbandonata dopo una terribile eruzione nel 1995. La passiamo ancora una volta sottovento, intimoriti dall'odore di zolfo e dalle colate che vediamo avere distrutto buona parte della capitale e delle pendici dell'isola. Anche qui sarebbe interessante scendere a Nord, nell'unico scalo praticabile e fare qualche escursione vulcanologica.. Ma il buon vento al traverso e la necessità di arrivare a Guadalupa il 24 per il cambio equipaggio ci spingono oltre. Altre 35 miglia e arriviamo a Deshaies, stanchi per le 75 miglia in meno di 10 ore, ma felici di trovare una baia nota, accogliente tranquilla dove riposare. Ma il fascino della rotta dei vulcani ci richiamerà sicuramente nuovamente in questi mari, con più tempo a disposizione.

ritorno a sud, sulla rotta dei vulcani

Dopo il paradiso delle BVI ci tocca pagare il conto, e che conto.. 200 miglia di bolina, dalle BVI a Guadalupa, per cominciare a ritornare a sud, dove a metà maggio lascieremo la barca per quest'anno, a Trinidad, in secca, fuori dalla fascia degli uragani, in vista di una nuova stagione ai tropici nel 2014. Non è che in assoluto io sia un fanatico della bolina con ventone, anzi, figurarsi quando è contro un aliseo sopra i 20 nodi, con una corrente al traverso di 1 o 2 nodi ed onda oceanica da 2-3 metri. Non vi dico la goduria.. È per questo che di tornare in Mediterraneo, a vela, sulla rotta consueta del Nord Atlantico, 2300 miglia con vento e onda spesso contrari e col freddo di maggio non ne voglio proprio sapere. Molto meglio stare qui, in questi mari stupendi, qualche altra stagione, no? O al limite imbarco il Bulbo Matto su un cargo come fanno in tanti e lo ritiro a La Spezia. Oppure, altri mari e altre isole, chissà.. Comunque sia, ieri prima tappa, la più lunga, da Virgin Gorda a Saba, 86 miglia in un solo bordo di 13 ore, aliseo sempre inchiodato da est da 20 a 25 nodi, onda confusa sui 2 metri, un c... che non vi dico.. Il Bulbo se l'è cavata bene, fiocco piccolo e due mani, velocità media 6,5 nodi, noi molto meno, bagnati e stanchi, partiti alle 3 di notte per arrivare con la luce, alle 5 di pomeriggio. Saba è una specie di Stromboli dei Caraibi, uno scoglio sub-verticale ex vulcano senza baie nè spiagge nè ancoraggi ma fondali, dicono, da sballo, il primo sulla rotta dei vulcani che dobbiamo seguire. Almeno hanno messo delle boe per le barche in transito, ne abbiamo acchiappata una, cibo doccia e sonno, e anche se fuori ci sono state raffiche tutta la notte sui 30-35 nodi, almeno la risacca era diciamo "morbida" senza troppi strattoni. Altro che tropici! Rocce nere, vegetazione aggrappata su pendenze impossibili, mare blu a "palombelle", onde che si frangono continuamente sugli scogli, un nuvolone nero fisso sulla cima, poche case sparse e neanche un'anima viva intorno.. Panorami nordici, sembra la Scozia! Il villaggio, piccolissimo, è in quota, ci si sale da una scalinata o, da pochi anni, per una stradina ripida più di una rampa di garage. Scendere a terra col tender non se ne parla, troppa onda e rocce dappertutto. Ci spostiamo davanti l'unico scalo dell'isola, niente villaggio, solo strutture tecniche, genratore, ecc, ma qui il vento è lo stesso e l'onda anche più forte, le boe sono troppo lontane e nessuno ci viene a prendere. Dopo un pò di esitazione rinunciamo a malincuore a visitare questa isola che più isolata non ce n'è e anche alle immersioni che pure avrei voluto fare, e decidiamo dopo pranzo di continuare. Saba non ci vuole, dovremo tornare un'altra volta..

giovedì 18 aprile 2013

Appunti di navigazione verso le BVI

La navigazione ai Caraibi, abbiamo imparato, alla fine è facile. Intanto perché ė prevedibile, 15-20 nodi più o meno da E, spesso di notte anche meno, qualche breve rinforzo se ci sono piovaschi. E poi perché la prossima isola è lì che ti aspetta, a 20 o 30 miglia di distanza da quella che hai appena visitato, una veleggiata ad un confortevole traverso. Un salto, e sei di nuovo al sicuro, al riparo dalle onde sempre rispettabili dell'Atlantico, dalla sua presenza ingombrante, con le sue 3000 miglia quasi incombenti sulla tua barchetta. La traversata dalle più settentrionali delle Isole di Sottovento, St. Barth, St. Martin o Anguilla al gruppo delle British Virgin Islands regala di nuovo sensazioni oceaniche. Sono 80 miglia di mare aperto, almeno metà senza rassicuranti ripari in vista, onda lunga formata, andatura di poppa o gran lasco all'andata, un duro ritorno di bolina al ritorno. Ritorna la consapevolezza poco gradevole che, dovesse succedere qualcosa, ci sono 1000 miglia sottovento di mare libero prima delle coste dell'America Centrale. La nostra traversata di andata ci ha regalato una media di quasi 10 nodi, planatine sulle onde e gioia velica pura, tanto che la sera, dopo 9 ore di timone in due che siamo in equipaggio, ci siamo sorpresi a ritrovarci sfiniti, senza capire quasi perchè, come se non avessimo fatto granchè tutta la giornata.. Al ritorno per ora preferiamo non pensare. Da queste parti, così a nord, c'è sempre la possibilità di una provvidenziale perturbazione ancora più a settentrione che per qualche ora potrebbe interrompere l'aliseo, regalando un ben più favorevole vento da Nord o da Nord-Ovest. Nel frattempo avremo 3 settimane per goderci questo arcipelago pieno di baie, spiagge e ridossi, di cui racconteremo quanto prima..

Alla scoperta dei paradisi nascosti delle BVI

Le British Virgin Islands sono un paradiso nel paradiso, quanto a colori, mare, baie ridossate, isole deserte. 4 isole maggiori, Tortola, Virgin Gorda, Anegada e Jost Van Dyke ed una trentina di minori, disabitate. Un approdo, un marina o un ancoraggio ogni poche miglia, tanti marina piccoli e più grandi, tutti in stile locale, con servizi, ristoranti, negozietti. Un mare protetto, senza onde oceaniche, barriere coralline molto belle, boe cui attaccarsi, molte gratuite, barracuda, tartarughe, razze, squaletti, aragoste, pellicani e tanti altri uccelli marini a vista ovunque. E sempre l'aliseo gentile a rinfrescare e gonfiare le nostre vele.. Una vera pacchia! L'impronta e l'organizzazione inglese sono evidenti, i mari protetti e soggetti a regolamentazione, ma in salsa caraibica, rilassata ed accogliente. Le barche, soprattutto charter e catamarani sono tante, ma pressoché tutti sono qui per godersi la natura e stare bene ed in tranquillità, senza rumori e discoteche e gli angoli solitari si trovano ovunque. Lontani sono i Caraibi del sud, più folckolistici, rustici, qui le aragoste vanno a 50$ a piatto, ma il godimento diciamo ambientale è veramente al massimo. Dopo 20 giorni a girovagare qui in libertà, è difficile dire se ricorderemo con più piacere i famosi Bath di Virgin Gorda, spiaggette candide tra enormi massi di granito, o le spiaggie infinite di Anegada, di cui si puo fare il perimetro a piedi nudi sulla battigia incontrando forse 4 case, qualche piccolo hotel e ristorante, e molti più pellicani e fregate che turisti. Oppure ancora la rusticità semplice e rilassata (chiassosi a sbevazzoni americani a parte) di Jost Van Dyke. O se abbiamo apprezzato di più le grotte di Norman Island, o la notte all'ancora a Peter Island, o quella solitaria alla remota Great Tobago, sotto un cielo di stelle scintillanti. Oppure ancora la cena di aragosta, perfettamente cucinata a Pomato Point (ancora Anegada) oppure le nuvole immense di avannotti negli anfratti delle scogliere, apparentemente incuranti dei pellicani, dei barracuda e degli altri predatori che li assediavano. I resort esclusivi non mancano, le ville di lusso neanche, alcune isole sono addirittura private, ma non si può dire che la pressione antropica sia significativa nè lo sviluppo eccessivo. Abbiamo passato pomeriggi ad ammirare i pellicani a pesca, da soli su bianche spiagge deserte, passato notti in baie ridossate e silenziose, fatto bagni e nuotate in perfetta solitudine, ore ad osservare la barriera, satura di vita e di colori. Un girovagare senza preoccupazione alcuna, senza orari e senza calendario, assolutamente indimenticabile..

lunedì 25 marzo 2013

Barbuda e la luna

Molte isole del nord caraibico, Guadalupa, Antigua, St. Barth, St. Martin, sono sicuramente più sviluppate turisticamente e socialmente delle isole del sud come St. Vincent, Grenada, St. Lucia, Dominica, e di conseguenza la natura è meno selvaggia, più "addomesticata" e con tanti più turisti in più. Barbuda, isola quasi disabitata a nord di Antigua e parte di questa nazione, anch'essa associata al Commonwealth britannico, fa eccezione. Rimasta per secoli "dimenticata" per via della mancanza di approdi sicuri e di risorse naturali, ha da offrire "solo" una spiaggia meravigliosa, deserta, di sabbia chiara finissima lunga almeno una ventina di chilometri, ed una laguna interna immensa, eletta domicilio da una colonia di fregate che conta oltre ventimila uccelli. Niente "boat boys", niente foreste, niente coltivazioni tropicali, niente rocce vulcaniche, niente rilievi, solo sabbia e acqua turchese ovunque. Due soli alberghi, esclusivissimi, per clientele speciali. Ma ci sentiamo speciali anche noi, una delle dieci barche all'ancora, a distanza di un chilometro l'una dall'altra, come sospese in una immensa piscina naturale, o a passeggio al tramonto a cercare conchiglie e ascoltare la natura. Anche la gita alla colonia di fregate è stata speciale: uccelli da oltre due metri di apertura alare, i maschi si gonfiano il petto a dismisura colorandolo di rosso vivo per attirare l'attenzione delle femmine, i piccoli, grossi come polli, un pò spelacchiati, aspettano il cibo dalle madri di ritorno dall'oceano. Di notte la luna illumina tutto della sua luce magica, la barca e il tender sembrano fluttuare in aria piuttosto che galleggiare, il vento cala a brezza, i movimenti appena percettibili: un sogno.. Non vorremmo andar più via. Le isole che ci attendono saranno al confronto di nuovo piene di gente, barche, rumori, attrazioni turistiche per noi meno interessanti, rispetto a questa natura, questa solitudine e a questa semplice bellezza.

martedì 19 marzo 2013

Antigua spirito british, facciamo a maggio la regata?

Antigua era la base dell'ammiraglio Nelson ed è tuttora la più British delle West Indies. Gli edifici dell'epoca sono stati restaurati, magazzini, alloggi, officine, banchine, diventati adesso Parco Nazionale e, orrore orrore per i nostri soprintendenti più integralisti, utilizzati ad un uso turistico o commerciale d'elite. Il risultato è tuttavia abbastanza piacevole, la mancanza di negozi e di musica "d'ambiente" rende gradevole la sosta ai bar o ai ristoranti o la passeggiata al museo o alle altre istallazioni. La gente in giro qui è ancora più varia, oltre ai navigatori veri, facilmente riconoscibili come sempre dalla magliette scolorite e dalla pelle abbrustolita, si vedono molti turisti all-inclusive, più o meno scottati secondo il numero di giorni dall'arrivo sull'isola, e una nuova categoria, altrove quasi inesistente: i veri ricchi, quelli che mai ti guardano in faccia, sempre in gruppetti isolati autosufficienti, scesi dai superyachts per un drink o una cena in uno dei numerosi locali esclusivi, qui particolarmente numerosi. Corre l'obbligo per noi siciliani un parallelo ad esempio con la Tonnara Florio di Favignana, monumento molto ma molto più bello e interessante di questo, restaurato a caro prezzo per il contribuente e tuttavia assolutamente sottoutilizzato e chiuso o deserto buona parte del tempo. L'isola poi è giustamente famosa per il grande numero di baie ed ancoraggi protetti da estese barriere coralline, da isole ed isolette. Una vera sfida anche per lo skipper più attento che per navigare in sicurezza deve districarsi tra mille bassifondi, scogli e passaggi, un occhio fisso sull'indispensabile cartografico, e un uomo sempre a prua in avvistamento diretto e continuo. Ma la ricompensa sono ridossi sempre diversi e spesso deserti, immersioni tutte da sperimentare e bagni indimenticabili. La famosa "Antigua Sailing Week", regata internazionale che si organizza a fine stagione da ben 46 anni (27 aprile-3 maggio, speriamo di avere anche noi un equipaggio con cui partecipare..), può contare su numerosi pontili d'ormeggio sparsi sull'isola, semplici ma completi di tutto, ben ridossati grazie alla conformazione della costa, e per fortuna tutti (tranne uno) senza sviluppi edilizi più o meno osceni alle spalle. Ogni riferimento alle nostre precarie strutture diportistiche è assolutamente voluto..

venerdì 15 marzo 2013

un test di vela felice

Una volta, prima che inventassero i caschi integrali, si diceva che un motociclista felice si riconosceva dai moscerini sui denti. Ancora oggi si potrebbe dire che un velista felice si può riconoscere dal sale sui denti.. Che ne dite, facciamo un test di vela felice? Vediamo: pensiamo ad una bella giornata, giusto? Sole e aria tersa, con tante isole intorno tra cui scegliere, tutte da vedere e visitare. Temperatura? 28-30 gradi, ok? Vento? Facciamo 20 nodi al gran lasco, onda 50 cm, ok? La barca, sportiva quanto basta, carena pulita, fa 8-9 nodi senza fatica, a tutta vela. Dopo un'oretta o poco più, tanto per cambiare, potremmo continuare di bolina, magari al ridosso di una bella isola verde, però con non più di 10-12 nodi di vento perché non vogliamo bagnarci nè tanto meno prendere terzaroli nè faticare più di tanto. Sarebbe bello scoprire di fare così 7 nodi e mezzo e magari anche 8.. Poi troviamo una bella boa, gratuita, ovvio, nel bel mezzo di un parco marino dedicato a Custeau. Però, per piacere, non più di 3-4 barche intorno, niente motoscafi, niente stereo. Sotto di noi, a non più di 7-8 metri di profondità, per piacere, un tappeto di coralli in un'acqua trasparente almeno come quella di Ustica, ok? E ovviamente un mucchio di pesci tropicali di ogni colore, tartarughe, sogliole, seppie, ecc, del tutto indifferenti, per piacere, alla vostra presenza, in modo da poterli osservare in tutta tranquillità. Intanto la brezza si mantiene stabile, tiepida e morbida in modo che potete fare ciò che volete, leggere, dormire, scrivere, sognare, senza problema alcuno.. Ma sognare cosa? Non è già questo un sogno? Ti guardi intorno e scopri di essere tu quello alla boa nel Parco Custeau di Guadalupa, che la barca del sogno è la tua, che la giornata è quella che stai vivendo tu, oggi. Una giornata da queste parti "normale" .. O eccezionale?

lunedì 11 marzo 2013

amici a dominica

Ieri Grand tour della Dominica. Con 25 euro a testa, insieme a due simpatiche coppie di amici italiani trovati in rada a Prince Rupert Bay, abbiamo fatto in pulmino il giro completo della Central Forest Reserve dell'isola, dominata dai 1445m del Morne Diablotin, la cima più alta delle West Indies, cioè di queste isole minori dei Caraibi. È stata una lunga giornata, i chilometri non sono tanti, ma le curve sì, e i racconti dei tre equipaggi ci hanno fatto una gran compagnia, come sempre in questi casi. Loro avevano fatto la traversata senza l'assistenza dell'ARC, e se l'erano cavata benissimo, pur con barche non certo nuove né grandi o confortevoli. Anche loro come noi giravano per isole, un pò turismo un pò relax. Insieme abbiamo scoperto e apprezzato questa isola dalla natura prorompente. Prima un giro nella riserva degli indiani Caribi, lungo la costa est, quella battuta dei venti dominanti e dalle onde. Una piccola comunità autonoma ma ben integrata che ha ormai quasi perso l'idioma originario, ma i cui tratti somatici di tipo asiatico sono ben distinguibili, spesso mescolati con quelli africani o europei del meticciato. Piccolo artigianato di fibre vegetali, maschere di legno di felce arborea, oggettini e collane. E canoe anche di 12-13 metri ricavate in pezzo unico dai trochi dei gommier, gli immensi alberi della gomma di queste foreste. Poi una passeggiata all'Emerald Pool, una cascata nel bosco (ce ne sono decine), un bel sentiero curato, un centro visitatori completo di pannelli didattici e posto di ristoro, guardiaparco gentili e competenti. Nell'isola, 751 kmq in tutto, ce ne sono almeno 15, tutti ben serviti e valorizzati, con un pass di entrata settimanale che costa meno di dieci euro. Per i veri trekkers, c'è anche un sentiero di quasi 200km in 12-13 tappe da nord a sud che li tocca quasi tutti. Infine ancora una camminata al Syndacate Fall, non solo un'altra cascata, ma un santuario della natura, alberi immensi, foresta vergine popolata dai pappagalli autoctoni dell'isola, tipo Amazzonico Imperiale e quello dal collo rosso o "Jaco". Qui, nella zona nord di Dominica, c'è poi il Cabrits National Park, un promontorio con il Fort Stanley appena restaurato a guardia della baia, e il tranquillo Indian River, navigabile per un bel pezzo (a remi per rispetto della natura), tra mangrovie, alberi, liane, aironi e altri uccelli. Si potrebbe passeggiare, nuotare, esplorare, fotografare, ascoltare gli elementi per giorni, senza quasi tracce umane in giro. Solo foreste e montagne con il mare sullo sfondo a 360º. Non è per questo che siamo qui?

sabato 9 marzo 2013

andar per isole, Dominica

La Dominica è un'isola meno sviluppata delle due, Martinica a Guadalupa, che le stanno a fianco, una sud e l'altra a nord. È indipendente e senza un aeroporto internazionale e senza un neanche un porto fatica ad attrarre il turismo internazionale. Giusto le navi da crociera e le barche senza fretta che hanno voglia e tempo per esplorare la natura qui ancora più rigogliosa e predominante che altrove. Noi ci siamo arrivati dalla Martinica, dopo un'altra traversata esilarante al traverso di poche ore e di grande soddisfazione. Roseau, la capitale, non offre molto, giusto un mercatino turistico allegro e ben organizzato in un giardinetto di fronte all'attracco delle navi e qualche edificio in stile coloniale. Ma a pochi chilometri a monte già le case sono scomparse e la foresta pluviale copre ogni metro quadrato disponibile, quale che sia la pendenza delle montagne. Magnolie, felci, fiori, piante dalle nostre parti considerate ornamentali, fiumi perenni, cascate ovunque, una meraviglia. Noi ci siamo finalmente avventurati in una passeggiata seria, alcune ore su e giù intorno al Freshwater Lake, in quota, un sentiero curatissimo e spettacolare. Poi un bagno rigenerante nel Titou Gorge, una gola larga no più di due metri tra due pareti di basalto alte almeno 10m. Una specie di Alcantara ancora più stretto e tortuoso, con la foresta sopra e sulle sponde: indimenticabile. E questo ci dicono essere solo l'inizio: al nord l'Indian River navigabile, ad est gli insediamenti degli ultimi Caribi, gli abitanti originari di queste isole, poi sottomessi o sterminati dai colonizzatori europei. Senza parlare delle immersioni che ci dicono le più belle dei Caraibi. Ma di questo parleremo solo dopo avere visto e vissuto.

domenica 3 marzo 2013

Si riparte da martinica, Bulbo Matto rotta nord

Dopo un pit-stop di un mese, ricomincia la navigazione di Bulbo Matto tra queste isole meravigliose, destinazione i Caraibi del nord, Dominica, Guadalupa, Anguilla, Tortola, Virgin Gorda, Antigua, e così via. Isole tutte da scoprire, tutte diverse, tutte stupende. Dimenticato ben presto il freddo dell'Europa ed il traffico ed il frastuono della città, ripresa una salutare distanza dagli avvenimenti un pò tristi della nostra politica e della nostra situazione economica, ritrovo il tepore, la serenità, la natura rigogliosa di questi luoghi ancora incantati. Ritrovo Bulbo Matto pronto a salpare, in perfetta forma grazie al lavoro del mio amico-marinaio Chris, che l'ha curata durante la mia assenza: grazie Chris! Ci mancherai, torna presto! Rivivo in particolare la gioia immensa del nostro arrivo dalla traversata atlantica il 14 dicembre scorso dopo 17 giorni di onde, fatica e stupore, e le emozioni intense dei primi tramonti, delle scoperte, delle esplorazioni. Adesso forse manca il tremore delle prime volte, ma la luce, l'aria, il mare sono sempre quelli: vivi, intensi, direi puri come raramente e solo in posti ed in momenti speciali capita di viverli dalle nostre parti. Qui è così invece ogni giorno, tutti i santi giorni, la brezza ti accarezza, la luce ti sorprende, i pesci ti nuotano intorno, gli uccelli volteggiano a caccia dei pesci, le persone sorridono, la barca dondola o naviga cullandoti e viziandoti anche. Oggi da St. Lucia a Martinica, 25 miglia in 3 ore, sempre a più di 8 nodi di velocità, al gran lasco con una brezza di 20-22 nodi, in una luce brillante sotto un cielo assolutamente trasparente: come si fa a desiderare di più? Ancora 2-3 giorni per rientrare nell'atmosfera dei luoghi già noti e poi ricominceranno le esplorazioni, le scoperte, forse anche un pó di avventura. Il racconto continua!

domenica 20 gennaio 2013

Grenadine selvagge:la piccola Carriacou

Cariacou non é un'isola da catalogo di viaggio né compare su alcuno degli itinerari usualmente proposti dai Tours operators. Non la si raggiunge facilmente. É un'isola minore di Grenada, a circa 20 miglia a nord ma a 40 dalla capitale e dagli approdi più frequentati di quest'isola-nazione del sud dei Caraibi. É una sosta quasi obbligata nelle rotte nord-sud delle isole di sopravvento, ma forse pochi la visitano o hanno voglia di scoprirla. Noi abbiamo avuto la fortuna di farlo. L'approdo più frequentato é anche il più tranquillo, Tyrrell Bay. Qualche casa, qualche ristorante, un piccolo cantiere, parecchie barche di vagabondi degli oceani, facilmente riconoscibili dai generatori eolici e dalle condizioni, di solito precarie, delle loro imbarcazioni. Storie affascinanti da raccogliere al bar, gli incontri più vari e originali con cui condire le serate tra un drink e una suonata di bangio o di steel band. Ma il meglio è a mare, immersioni su una barriera viva, colorata e piena di pesci, e due ancoraggi indimenticabili. Quello a nord, Sandy Island, fa parte della neonata Area Marina Protetta. Una striscia di sabbia finissima, una manciata di palme, un reef tutto attorno. Una cartolina. Abbiamo passato una notte tranquilla alla boa della riserva, sotto una stellata incredibile. Quello a sud, un canale molto meno rassicurante stretto tra White Island e Saline Island, percorso da correnti piuttosto violente (due anni fa di un turista sprovveduto si persero del tutto le tracce..), ancora più isolato e selvaggio. Entrambi di una natura incredibilmente bella, primordiale, senza tracce umane, dove si potrebbe trascorrere un tempo indefinito nella pace totale a osservare i pellicani e le fregate pescare, o i granchi di terra girovagare o sott'acqua le murene, i pesci scatola, trombetta o palla o le seppie, o semplicemente a far bolla o a chiacchierare con gli altri navigatori di passaggio.. Un paradiso semplice ma che ti cattura e ti sintonizza con la natura e con la tua stessa vita.