martedì 20 maggio 2014

diario di bordo della traversata verso Panama

Siamo partiti da Cienfuegos che le previsioni non erano del tutto favorevoli, con venti contrari, SE, Ma volevamo fare strada verso la Giamaica. Allora abbiamo aspettato che calasse un pò e abbiamo navigato sottocosta verso i Jardines della Reina, in modo da cercare ridosso se fosse aumentato troppo. Abbaimo trovato vento contro le prime venti miglia. Poi abbiamo fatto un bagno a Gujimico, e abbiamo ripreso nel pomeriggio quando è diminuito. Nella notte è girato a NE, cioè al traverso, ma è aumentato fino a 30kts e più, e alla fine è anche girato di bolina. Abbiamo beccato secchiate d'acqua in abbondanza, e sbattoni sulle onde belli forti. Poi ho trovato un buco dove ridossarci alle 6 del mattino, al Cayo Breton, punta ovest dei Jardines, e qui stiamo adesso a riposarci. I pescatori ci hanno veduto 4 aragoste e 2 dentici per 8 euro, e la pasta di Massimo è stata molto apprezzata. > Ma la navigazione è lunga, 500 miglia da Giamaica a Panama, e come da previsioni accuratamente e preventivamente studiate, vento al traverso largo di 13-15 nodi, onda lunga oceanica, bella, grandiosa, dolce ma comunque sui 2 metri che ci frulla un abbastanza, velocità di 6-7 nodi, sole splendente, riprendiamo il mare. E’ da giorni che è così, e anche la notte scorsa e speriamo la prossima, con la luna piena, uno spettacolo. Prima avevamo avuto, anch’essa prevista, una pioggia torrenziale di una mezzora sotto il capo ovest dell’isola. Ma adesso si va alla grande, sul respiro dell’aliseo. Oggi un capone di un chiletto ci ha allietato il pranzo, l’ho cucinato io, in umido con patate e capperi, levando l’incombenza a Massimo, ottimo cuoco ufficiale. Ho anche appena finito un bel libro, e così scrivo questa mail, mentre mi godo queste ore di magnifica vela oceanica. Oggi Siamo arrivati a Panama, a PANAMA, avete idea quanto sia lontano? per tornare farò 5+8+3 ore di volo (via New York e Londra). Beh, siamo qui,a san Blas dopo una grande, vera navigazione di 750 miglia da Cuba, che è ben 12 gradi di latitudine più a nord. Due notti con vento serio, fino a 35 nodi, ma poi da Giamaica a qui solo gran lasco sui 20 nodi, una pacchia. Non abbiamo regolato le vele per tre giorni. Messo motore solo per le batterie. Ma l'oceano è comunque un'altra cosa: le onde morbide, ma pur sempre 2-3 metri, uno sbattimento continuo. Stanotte l'ultima, speriamo, avventura dell'anno: arriviamo a Porvenir, porto di ingresso delle isole San Blas, Panama, alle 3 del mattino, poco vento e motore a manetta inseguiti da un nuvolone nero che sembrava voler rovesciarci addosso una montagna d'acqua. Navigazione al buio, strumentale, occhi incollati allo schermo del GPS. Ma qualcosa non va, non corrispondono le profondità: dubbio terribile, e se fossimo fuori rotta? Qui ci sono banchi ovunque, pericoli tutto attorno! Poi individuiamo barche all'ancora (nessuna con la luce d'ancora!), siamo a posto! E lo scandaglio? Accendo, spengo, niente, non funziona! Proprio adesso! Prendo lo scandaglio a mano che avevo preparato una volta in Grecia e conservato a portata di mano, just in case.. 10 metri! allora non siamo fuori rotta! Caliamo l'ancora accanto le altre barche, sempre nel buio quasi nero, a parte la luna sopra i nuvoloni, e via! arrivati! a nanna!! abbracci e congratulazioni per questa grande, magnifica navigazione a vela!

giovedì 15 maggio 2014

Lasciamo Cuba a malincuore...rotta su Panama

Oggi, 9 maggio 2014, lasciamo Cuba con molta soddisfazione e un pò di nostalgia. È stato un soggiorno felice, interessante, rilassato, stimolante. Cuba, si sa, è una realtà del tutto singolare, un residuo storico, anzi antistorico, che resiste malgrado tutto al consumismo e al capitalismo. Al costo di una permanente povertà per I cubani, ma assolutamente dignitosa e da non confondere con indigenza. Tutti o quasi tutti poveri quindi, ma senza mancare dell'indispensabile, magari razionato. Anche senza le nevrosi e le tensioni della nostra società, ma anche senza spirito imprenditoriale, senza molte prospettive e iniziative, quasi sospesa, in attesa di non si sa cosa. Per noi capitalisti un'esperienza assolutamente rilassante, serena, umana, felice. L'Avana è una bella città, un centro ancora parecchio delabrè (come la nostra Palermo, del resto), grandi boulevards, monumenti. Scenica, allegra, musica dappertutto. Trinidad ancora fantasticamente coloniale, certo turistica ma autentica, piena di campesinos con i loro carretti di frutta, casette colorate, gente tranquilla per gli affari loro, per nulla travolta dal turismo. I Cayos stupendi, natura allo stato puro, sospesi tra mare e cielo, pieni di uccelli e pesci, silenzi di risacca e vento. La nostra navigazione verso sud, lontano dalle piogge e dagli uragani estivi comincia dura, venti da est fino a 30-35 nodi e onde di conseguenza. Una notte di bolina larga con molte secchiate d'acqua, una di riposo ai Jardines de la Reina, e un'altra al traverso, più maneggevole, fino a Montego Bay, Giamaica. Il ritorno al turismo e all'economia tradizionale è abbastanza triste: gente non sempre gentile, a volte invadente, turisti anglosassoni con una birra sempre in mano e il pancione, case holliwooddiane e resorts di gran lusso accanto alle baracche tipiche dei Caraibi. Macchine dovunque e anonimi shopping centers. Una colonia americana. Peccato, perché la gente semplice è la stessa ovunque, anche qui, dolce e gentile e anche fisicamente bella, anzi tra le più attraenti dei Caraibi, uomini e donne.. Ma adesso basta, le previsioni per le 500+ miglia che ci rimangono sono buone, e domattina si parte. Presto saremo alle San Blas, una settimana ancora prima di mettere la barca a riposo a Colon e noi stessi a casa

domenica 4 maggio 2014

Cuba meravigliosa, immersioni al reef di santa Maria La Gorda

Arrivare nel parco marino di Guanahacabibes, gli indios che per primi abitarono questo paradiso di mare e foresta, nel profondo sud ovest caraibico dell’ immensa isola di Cuba, non è poi così semplice. Per fortuna ci accompagna un autista ( auto particular, qui caldamente consigliate) Sono cinque ore buone d’ auto da Havana, attraversando la regione del tabacco della provincia di Pinar del Rio, una delle più densamente coltivate al mondo . Il governo socialista assicura un discreto seppur minimo livello di vita ai campesinos, anche se la terra si ara con i buoi e l’ aratro, e solo la canna da zucchero si taglia con una grossa macchina meccanica. IL resto, è duro lavoro della mano dell’ uomo. Sino alla cittadina di Pinar si rulla bene su un’ autocarrettera, poi ci si perde tra villaggi agricoli colorati con casette di legno a schiera, senza più alcun cartello stradale, con carri e biciclette che di continuo ti tagliano la strada.. Quando, infine, si lascia la campagna e si entra in un bosco foresta fitto e ombroso, si oltrepassa il piccolo centro visitatori del parco, si sente già odore di mare selvaggio, e si percepisce che orami si è prossimi alla meta. Il mar dei Caraibi qui è protetto dalla barriera ed ha un colore incredibile, la sabbia è bianca come borotalco, il fondale che per alcune centinaia di metri è basso, crea sfumature di verde –azzurro spettacolari prima della scarpata che precipita nel profondo blu. Il golfo delimitato dal Cabo Corrientes è immenso, a stento si intravede la punta più ad ovest con il piccolo centro di pescatori ed un altro hotel della compagnia di stato Gaviota, sul lato di Cabo S.Antonio. Ma è il reef di Santa Maria La Gorda, forse il primo per notorietà tra i sub che vengono qui a Cuba, la nostra meta finale. Qui non esiste alcuna forma di inquinamento e se il reef corallino è a tratti rovinato, lo è solo a causa degli uragani, l’ ultimo che si ricordi a Cuba è del 2003. Per sedimentare la ben frizzante atmosfera della capitale Havana, e dalla navigazione a vela tra i Cayos dell’ arcipelago dei Cannareos , dopo otto giorni di sole, onde, vento, snorkeling, stelle e musica cubana, nonchè un bel numero di mojitos accumulati, ci concediamo un pò di terraferma, il riposo sotto le palme, il silenzio dei fondali, l’ incanto del reef. Protetto dagli anni 70, il parco marino si estende per 15.000 ettari lungo tutta la costa, e deve il suo nome ad una donna, Maria La Gorda, che accolse e nutri’ un naufrago spagnolo a fine 700. Si dice che in queste acque profondissime i relitti spagnoli inesplorati siano ancora centinaia. Le immersioni proposte dal centro sub sono piuttosto semplici, tra i 15 e i 25 metri. Si scende in mezzo a veri giardini di corallo, intatti come acquari, oppure sul bordo del reef. Già a pochi metri si trovano formazioni coralline attaccate alle rocce che formano cunicoli e lagune, e come dicono gli istruttori locali, di coralli se ne vedono almeno 30 varietà diverse. Il più raro di enormi dimensioni è il corallo nero, che vive anche a 10 metri, circondato da gorgonie spettacolari viola, verdi e gialle. Le barriere sono popolate da ogni forma di vita tropicale: cernie, pesci pappagallo, red snappers, pesci leone ed enormi barracuda, grandi carangidi, pesci angelo di diversi colori e forme. Qui il turismo subacqueo è ben diluito nel corso della stagione, il disturbo alla fauna praticamente inesistente, e si percepisce che l’ ecosistema gode di un perfetto equilibrio. Solo i reef dei Jardines de la Reina godono di maggiore notorietà tra i sub più esigenti, mentre Cayo Largo pur essendo meta di massa con i suoi grandi alberghi e l’ aeroporto internazionale, conserva comunque tutto il suo patrimonio naturale subacqueo. Basta allontanarsi dalle spiagge più frequentate ed avventurarsi nei cayos a poche miglia, Iguana de l’ Este, Cayo Rico, Cayo Cantiles e Cayo Rosario. Le lagune ed i reef affioranti di fronte al Marina, Hijo de los Ballenatos e Recife, sono perfetti acquari tropicali, con acqua tiepida, limpidissima e dai colori inaspettati. Ma per provare emozioni più forti, non bastano pinne e maschera, bisogna immergersi lungo le shoals, le cadute esterne di corallo dove il blu si inabissa oltre i cento e più metri, per sentire l’ emozione della vita dell’ oceano scorrere nelle vene. Qui non è raro vedere danzare tartarughe caretta di discrete dimensioni , e squali di diverse specie, ci sono tutti lungo le coste di Cuba, tranne il più aggressivo, lo squalo bianco. Gli istruttori del centro di Buceo di Maria La Gorda, molto attenti alla sicurezza, scherzano poco, non vanno in acqua con più di tre coppie per gruppo, e per soli 40 minuti, il briefing è minimale, il rientro e la sistemazione dell’ attrezzatura si svolge in silenzio, ma basta aspettare l ‘ora del tramonto al bar sulla spiaggia per poter scambiare due chiacchere con i cubani sui segreti di questo mare ancora così vivo, avvolti dal caldo abbraccio del vento tropicale e della natura intorno per abbandonarsi ad un felicissimo, completo relax.