giovedì 16 aprile 2015

Galapagos, oltre il mito mediatico un' esperienza speciale

Il titolo sembra quello di un'inchiesta, ma in realtà vorrebbe essere solo un tentativo di uscire dal mito e descrivere un po' le cose come stanno in questo arcipelago del tutto speciale. Sì, perché di una terra speciale si tratta, ma quale non lo è in fondo? Non è proprio questo il bello del viaggio, della natura, della scoperta? Il bello della diversità. Qui, mettendo un momento da parte gli stupendi documentari naturalistici e le crociere che offrono qui, che ne fanno rivedere le scene e le emozioni dal vivo (e a caro prezzo), avendo tempo a disposizione, noi siamo andati finora alla scoperta di due delle isole maggiori, San Cristobal e Santa Cruz, in relax, con il "fai da te" ascoltando e confrontando le esperienze di altri viaggiatori. Intanto occorre considerare che il clima è quasi arido, cactus, opuntias e arbusti bassi a tappeto, su un suolo vulcanico difficile da percorrere. Solo poche aree oltre una certa quota diventano più verdi e floride. La fauna non è ricchissima come ci si potrebbe aspettare: a terra iguane terrestri e marine, lucertole, e poco altro, poi uccelli, bellissimi quelli marini, sule, fregate, fenicotteri e altri, a mare gli onnipresenti e quasi domestici leoni marini, delle dimensioni di foche, giocherelloni ed invadenti, pensano che la barca sia di loro proprietà. A Isabela ci sono i pinguini. Tutti senza timore di essere cacciati, come si sa, ma questo vale anche per le cernie di Linosa e di Ustica, tanto per dirne una. A San Cristobal abbiamo percorso gli unici due sentieri possibili, sfidando il caldo torrido, e questa è stata la vera è più bella scoperta: spiagge deserte, scogliere a picco sui frangenti dell'oceano, animali lì tranquilli a farsi fotografare, nessun ranger che, se da una parte ti insegna tante cose curiose, dall'altra ti condiziona tempi e sapori dei luoghi. Lo stesso per le immersioni. Dimenticate i vortici di squali pinna bianca e martello, ci sono anche quelli qualche volta, ma lo stupore include anche molto altro, a cominciare dal fatto stesso di essere li, dall'altra parte del mondo, di esserci arrivati sulla propria barca invece che in aereo, e di assaporare paesaggi diversi, per l'appunto, con i leoni marini che ti sbucano da dietro come siluri, con la risacca dell'oceano che sale sulle rocce lì vicino, con le fregate che volteggiano sopra e le sule che ti guardano con curiosità invece che con timore. A Santa Cruz c'è una delle più belle spiagge che abbia mai visto in vita mia ad un'ora di cammino dalla cittadina, ma c'è poco altro e niente colonie di uccelli, per quelli bisogna andare in gita su altre isole vicine, cosa che faremo quando verranno i nostri amici. Oltre ai pinguini, sappiamo che Isabela, la più remota e meno abitata delle isole maggiori, offre una enorme caldera fumante a 1400 metri di quota, tunnels di lava con il mare dentro, (sull'Etna hanno il ghiaccio dentro e non credo che vengano in molti da tutto il mondo a vederli..) e scopriremo cosa altro quando ci andremo. Insomma la realtà supera l'immaginazione in quanto è realtà, appunto, e a condizione che non ci si faccia condizionare troppo dai media, dal marketing e dai miti, che magari glissano su caldo torrido, piogge tropicali, mosche cavalline, ecc, ecc. Per noi va bene così, vivere e scoprire poco a poco queste isole che hanno fatto la storia della protezione ambientale e dell'ecoturismo è un piacere ed un privilegio. PS: ultima possibilità Galapagos il 15 maggio imbarco, 20 partenza per il Messico 950 miglia, arrivo previsto il 28-30, sbarco il 2-3. Barca in secca e ritorno a casa! Pensateci!..

venerdì 3 aprile 2015

Immersioni alle isole Galapagos con i leoni marini

Galapagos prime impressioni. Quindi abbiamo raggiunto anche questa mèta. Se Panama ci era sembrato un traguardo immensamente lontano, ora siamo anche oltre. E ovviamente ci sarebbe molto "oltre" ancora. In baia qui, a San Cristobal, ci sono 4-5 barche a vela, non di più, oltre quelle da pesca e da lavoro dei locali.. Tutte tranne noi sulla rotta verso le Marchesi, 2800 miglia, e la Nuova Zelanda o l'Australia, altre 6000 circa. Ogni qualche giorno una barca parte, una arriva. Due gli italiani in questo momento oltre me. Paolo, romano, una bella barca in alluminio, per un progetto di giro del mondo in tranquillità. E Nanni, torinese, un vero navigatore su una barca in acciaio, in arrivo dal Messico dopo aver fatto, udite udite, la Groenlandia ed il passaggio a Nord-Ovest fino in Alaska, primo italiano a compiere questa rotta mitica. E con in testa il progetto di completare il giro artico andando dal Giappone alla Norvegia via Siberia: un giretto da nulla... Ma il fatto vero è ormai evidente: i miti non esistono, al più sono creati dai racconti dei protagonisti stessi, o dagli scrittori, o dal marketing del turismo e dell'avventura. Così anche per le Galapagos. Oggi per noi qui la prima gita col ranger, e le prime due immersioni al Kicker Rock, uno scoglio veramente impressionante, a picco sopra e sott'acqua, a nord di San Cristobal. Uccelli, squali martello e pinna bianca piuttosto grossi, luce di taglio tra le fenditure delle rocce, leoni marini come siluri sempre a caccia di pesce. Molto molto selvaggio, scenico, speciale. Ieri una passeggiata al centro visitatori, ben fatto, offerto pochi anni fa dalla cooperazione spagnola, appena fuori del piccolo abitato. Incredibile la storia dell'arcipelago, con parecchi tentativi (falliti) di colonizzazione che si sovrappongono ad un lungo periodo di sfruttamento delle risorse naturali durato fin quasi all'estinzione di foche, tartarughe e balene. Poi l'istituzione del Parco Naturale forse più controllato e protetto del mondo (a ben ragione) che è anche allo stesso tempo un sfruttamento economico in piena regola ed una grande operazione di marketing turistico. Tra tasse e servizi abbiamo pagato ben 1400€, ci hanno fatto un'ispezione meticolosa all'inverosimile, dentro, fuori e sotto la barca, e ci hanno tassativamente proibito quasi tutto, tranne che stare alla boa nelle uniche tre rade a tal fine destinate, di fronte agli abitati delle tre isole maggiori. La cosa che ci aveva colpito di più costeggiando San Cristobal a nord, arrivando da Panama e da Malpelo, era l'assoluta assenza di tracce umane lungo i 50km di costa. Un tappeto verde di bassa vegetazione da clima semiarido con qualche alta formazione del tutto arida di roccia lavica qui e là di fresca eruzione. Ė di roccia lavica anche Kicker Rock, dove ci siamo immersi, e un promontorio poco lontano anch'esso a precipizio verticale sul mare. Ovunque i leoni marini endemici dell'isola, simpatici bestioni dalla mimica umana e la voce ragliante, i pellicani, i granchi saltanti, capaci anche di andare avanti e indietro e non solo di lato. E le iguane marine, evoluzione locale di quelle terrestri, capaci di apnee anche di 30 minuti e 30 metri di profondità. E ancora non abbiamo visto quasi niente! Ma forse è meglio lasciar perdere i miti, sorvolare sugli aspetti economici e goderci la natura come ci si presenta, nella sua stupenda diversità, come sempre ce la godiamo quando l'uomo non la distrugge, quando non occupa territori che non gli apparterrebbero.

Sandra, una vita a Malpelo per salvare gli squali

Chi conosce Malpelo? Quasi nessuno, eppure da 10 anni questa isoletta, una rocca di neanche 1 miglio per 2 nel mezzo del nulla, a 200 miglia dalla costa colombiana, lato Pacifico, e 300 da Panama, è Sito Unesco Patrimonio dell'Umanità, da 15 anni è Marine Special Protection Area dell'IMO (International Maritime Organization), e da 20 Riserva Marina Integrale della Repubblica della Colombia. E tutto questo per merito di Sandra Bessudo, una donna, vorrei dire una ragazza, tanto amante della natura e del mare da fare della loro difesa la battaglia di una vita. Mi ha messo sulle sua tracce Laura, che l'ha vista intervistata in TV per la sua battaglia contro i trafficanti di pinne di squalo. Da ragazzina visitò l'isola (con suo padre sub e naturalista, immagino) e se ne innamorò. Poco dopo incontrò ai Caraibi per caso il suo Presidente, ed ebbe la sfrontatezza di perorare la causa della sua protezione. Batti e ribatti è riuscita e ottenere tutto quello che voleva. Oggi conduce la Fundaciòn Malpelo e almeno due spedizioni l'anno di ricercatori colombiani sull'isola. È qui che la incontro, per una seria di fortunate coincidenze, sulla mia rotta con Bulbo Matto da Panama alle Galapagos. In primis, senza permesso neanche mi volevano fare fermare. Superata questa resistenza con una serie di insistenze e di fantasiose motivazioni all'italiana, ci indicano un ormeggio sopravvento, intenibile, poi un altro a sud, così al largo da farci sentire assolutamente in mezzo al mare, di fronte ad una costa quasi verticale e a scogli ripidi assediati dalla enorme risacca oceanica, il tutto letteralmente ricoperto da migliaia di nidi e sorvolato da stormi di uccelli schianazzanti. La chiamiamo per radio, più volte, è sull'isola!, sta "buseando", ci dicono, è in immersione col suo gruppo di ricercatori. Al tramonto vediamo arrivare verso di noi un gommone: è lei, minuta, giovane, occhi chiari, rimaniamo tutti impalati a guardarla. La accompagna Erica Lopez, Ranger della Riserva, un'altra forza della natura, entrambe ancora con la muta bagnata addosso, colombiane della nuova Colombia che vuole e sta diventando una Nazione moderna e rispettabile. Ci raccontano tutta la storia della "loro" riserva, del bendidio di vita marina che c'è sotto, delle loro battaglie ecologiste. Come vorremmo fare un'immersione, almeno una! Alex ha pure studiato biologia marina ed è master diver! Niente da fare sono piene di lavoro e di gente da seguire.. Alla fine della visita, dopo scambio di mail, abbracci e baci, Alex, lo spiritoso di bordo, con disinvoltura fa il gesto di buttare la lattina vuota di birra in mare: Sandra ha un moto, ma è uno scherzo! Con questa ultima risata ci lasciamo, noi con un po' di rimpianto per le meraviglie che possiamo solo immaginare, augurandoci un ottimo proseguimento, ognuno per la propria rotta...